Trecase è un comune di 9.122 abitanti della provincia di Napoli, le cui origini sono abbastanza antiche. trecase_stemma
Presumibilmente dal 90 a.C. fece parte, insieme al territorio di Boscotrecase e Boscoreale del "Pagus Felix Suburbanus".
Nel 79 d.C. il territorio venne sepolto da lapilli e cenere dell'eruzione del Vesuvio. Intorno all'anno Mille l'area di Trecase fece parte del Ducato autonomo Napoletano.
Circa 200 anni dopo, l'imperatore Federico II di Svevia adibisce la zona a luogo di caccia reale con il nome di "Sylva Mala".
Nel 1337 Roberto d'Angiò, re di Napoli, su richiesta della moglie Sancia, donò il bosco denominato "Sylva Mala" a tre monasteri napoletani. Per la vicinanza a Torre del Greco fu il primo insediamento di contadini nel bosco di Sylva Mala (sec. XV).
chiesa trecaseRisalgono al Cinquecento le prime abitazioni rurali nel territorio di Trecase (tale nome deriva proprio dal fatto che gli abitanti dovevano pagare le imposte fondiarie (censi) ai tre monasteri napoletani). Il centro urbano si forma tra il 1550 ed il 1590, in questo periodo viene autostrada del vesuvio eretta una cappella intitolata a S. Maria delle Grazie, che diviene chiesa parrocchiale nel 1587.
Nel Settecento, epoca d'oro delle ville vesuviane, molte famiglie nobili napoletane e locali fecero costruire le loro residenze estive nel territorio del Comune, come si evince dalle numerose ville di delizie (villa Ducoster, Filippone, Langella, Lebano, Ruta).
Dal Settecento al Novecento Trecase, fu un quartiere di Boscotrecase.
Divenne Comune autonomo nel 1980.
Vi si produce un ottimo Lacryma Christi nonché albicocche e pinoli.
Da Trecase sale alla vetta del Vesuvio la strada rotabile Matrone (autostrada del Vesuvio), la quale attraversa le pinete del Parco Nazionale del Vesuvio e le correnti laviche del 1906, in un paesaggio incantevole sul golfo di Napoli. La strada, opera congiunta dei fratelli Matrone che «invece di godersi vino trecasein pace la rendita dell’uva e delle albicocche, vollero misurarsi con il Vesuvio», come scrisse il Maiuri, venne tracciata ai primi del Novecento da Boscotrecase fino alle falde più alte del vulcano e rimase in uso sino al 1980. Il tratto iniziale si presenta asfaltato e molto largo. Superata una sbarra inizia il tratto più suggestivo: la strada asfaltata termina lasciando posto all’antico tracciato e la vista spazia verso valle sulla Piana Campana, sulla Riserva Tirone e sulla cupola lavica del 1937, verso l’alto sul Vesuvio, le bocche laviche del 1906 e sulla cresta del Monte Somma. Uno slargo panoramico è la meta intermedia. L’ultimo tratto attraversa una macchia a ginestra. Si raggiunge poi il Piazzale da cui si può godere del bordo inferiore del Vesuvio, della Punta Nasone opposta ai Cognoli di Ottaviano e ai loro piedi la Valle dell’Inferno.